Nell’articolo precedente avevamo cercato di delineare quale fosse ipoteticamente la figura perfetta dell’allenatore dei giovanissimi che potesse aiutare i nostri futuri calciatori a compiere un salto esorbitante, quello che unisce la Scuola calcio con il mondo agonistico di questo magnifico sport.
Oggi ci concentriamo sul soggetto, sull’attore principale, cercando di riunire tutto ciò che si deve sapere se si vuole far bene con dei giovani di questa età.
La categoria Giovanissimi comprende ragazzi tra i 12 e 15 anni e per molti di essi (con l’eccezione di chi ha avuto la possibilità di partecipare a campionati sperimentali o sotto età) rappresenterà la prima VERA esperienza nel calcio dei grandi: arbitro, tre punti, classifica, promozione e retrocessione.
Insomma un mondo nuovo in cui il giovane atleta dovrà essere accompagnato per far sì che l’anno che andrà ad affrontare sarà di crescita e non buttato al vento.
In questa fase, che generalmente occupa due anni della carriera del giovane, dovranno esser poste le basi per il futuro, sotto ogni punto di vista: fisico, tecnico, tattico, mentale.
Senza di esse sarà impossibile, per chi dopo di noi avrà a che fare con questi ragazzi, tirar fuori qualcosa di buono. È per questo che a parer di molti, essa -la categoria- rappresenta uno dei momenti principale della vita calcistica dell’atleta.
Scendiamo ora nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa occorre sapere per non incorrere in errori o perlomeno, limitarli.
Indice
IL FATTORE PSICOLOGICO NELLA CATEGORIA GIOVANISSIMI
Non sono più “bambini”.
I ragazzi con cui hai a che fare, si trovano un periodo di transizione.
Il mondo degli adulti (al di là del calcio) è alle porte.
Si preparano a sostenere l’esame di terza media e a scegliere la strada che li formerà, umanamente e culturalmente.
Continui nuovi incontri, nuove esperienze, nuove opinioni personali.
Se prima, anche solo pochi mesi fa, un rimprovero dell’allenatore poteva essere dimenticato in pochi attimi, ora non è così.
Comincia a nascere il carattere che li accompagnerà per sempre, ed è qui che devi fare attenzione.
Ognuno avrà un suo modo di esprimere un malessere, un modo di accogliere un consiglio, uno sgrido, un incitamento.
Seppur con cautela, è il momento di usare, se non due pesi, almeno due misure.
C’è un desiderio di indipendenza dall’adulto che tu devi illudere sia soddisfatto.
L’autocritica, inoltre, è necessaria per portare sempre nuovi miglioramenti individuali e di squadra. Solo riconoscendo i propri errori, si potranno fare passi in avanti.
ETA’ ANAGRAFICA E BIOLOGICA NELLA CATEGORIA GIOVANISSIMI
Devi sapere, per quanto riguarda suddetta categoria, che esiste una continua discrepanza tra l’età che un atleta ha (anagrafica) e quella che dimostra (biologica).
Non meravigliarti dunque se ti troverai di fronte contemporaneamente a giocatori di 1,70 m e 1,40 m.
E’ importante non giudicare libri dalle copertine: un gap fisico facilmente recuperabile in pochi mesi, non può pregiudicare il valore di un giovane calciatore di questa età.
Un assiduo lavoro dal punto di vista psicologico entra anche in questa problematica. Chi sta più avanti deve comprendere che ciò non durerà per sempre e quindi abituarsi a compiere la scelta corretta anche se quella più facile (che non sempre è quella giusta a questa età) risulta essere molto più allettante.
Chi ancora invece non è avviato verso il pieno sviluppo non deve affatto mollare, per non rimanere indietro dal punto di vista tecnico con il resto dei compagni.
L’ALLENAMENTO NELLA CATEGORIA GIOVANISSIMI
Ripetere l’incipit del paragrafo precedente può sembrare sintomo di poca inventiva, ma non esiste affermazione più sintetica e corretta allo stesso tempo.
Siamo nella fase prepuberale e all’inizio della pubertà (questo a seconda dell’età biologica del giovane atleta) dove la flessibilità e le capacità coordinative cessano di migliorare, al contrario invece della forza muscolare che vediamo crescere esponenzialmente.
In sintesi potrai osservare un accrescimento delle capacità aerobiche (quello che volgarmente puoi aver sentito chiamare “fondo” e di cui si parlerà in altri articoli) e anaerobiche, ossia quelle relative a qualsiasi sforzo che mi faccia poi “pesare le gambe”.
Tutto questo culminerà anche in un lieve peggioramento delle qualità puramente tecniche. Insomma il giovane si troverà a dover portare una Ducati, dopo una vita passata in bicicletta.
Il tuo compito come allenatore dei giovanissimi è quello di abituarlo a queste sue nuove capacità, adeguando una corretta preparazione atletica anche se, da recenti studi vi sono prove tali da suggerire che l’allenamento dei giovani calciatori non necessiti di essere localizzato sul miglioramento delle prestazioni fisiche.
Spesso infatti, essi ricevono stimoli sufficienti per lo sviluppo della prestazione fisica praticando abituali partite ed esercitazioni.
Sta a te, tramite uno studio che ti faccia formare un’opinione, quale strada scegliere o quale pensi sia più fruttuosa per il tuo gruppo.
Non trascurare il mezzo. Senza esso, difficilmente potranno attuare ciò che chiedi.
Tecnica, tecnica, tecnica. Il miglioramento, da questo lato è e sarà sempre possibile.
Per alcuni molte difficoltà risiederanno anche nella grandezza del pallone (un 5), magari non abituati negli anni passati, dove il regolamento prevede un pallone più piccolo e leggero (4).
In tutto questo discorso, naturalmente, c’è un campo enorme da coprire e un ragazzo così giovane, e quindi con così poca esperienza, non può saperlo da sé.
Come possiamo incanalare tutto ciò che sa fare facendogli capire quando e dove deve fare?
Inutile sprecar tanto tempo dietro esercitazioni puramente concettuali dove il giovane calciatore si ritroverà a riprodurre come un computer quanto richiesto senza capire il perché.
Devi saper stimolare il pensiero del ragazzo, sottoponendolo continuamente a nuove situazioni che lo facciano sbagliare per poi consigliarlo sulla scelta giusta da prendere. Fagli accumulare quanta più esperienza possibile, da cui attingere in partita.
LA PARTITA NELLA CATEGORIA GIOVANISSIMI
Non è da poco conto un salto del genere.
Eppure a volte viene sottovalutato.
Punti in palio, arbitro federale, avversari più agguerriti.
Non tutti riescono ad azzerare la pressione che possono portare tali fattori, nuovi per il giovane.
E ciò può portarli ad errori, legati al calcio e non.
Il tuo compito come allenatore è quello di annullare ogni tipo di influenza esterna sulla prestazione dei tuoi ragazzi.
La loro concezione del calcio non è ancora del tutto devota alla competizione, come giusto che sia, e dare un’importanza eccessiva al confronto diretto con l’avversario potrebbe portargli via il divertimento che essi provano nel giocare a calcio, il loro vero unico interesse. Sacrifica un risultato adesso, per ottenerne di più importanti in futuro.
EQUILIBRIO, ENTUSIASMO.
Coinvolgere tutti alla stessa maniera (prerogativa che in realtà dovrebbe essere fondamentale per qualsiasi allenatore di qualsiasi categoria e sport).
Devi sapere infatti, un dato abbastanza rilevante e indicativo. Dagli ultimi sondaggi effettuati, l’Italia (insieme alla Germania) risulta essere il paese con il più alto tasso di abbandono sportivo durante i 14/15 anni.
Non può essere un caso, infatti che questo periodo coincida con l’inizio della fase agonistica di molti sport, compreso il “nostro”.
Stimolare e incoraggiare l’attività.
Come già detto, in questa età si è presentati a nuove esperienze e interessi.
Se sul campo di interessante e stimolante trovo ben poco, difficilmente deciderò di tornarci.
Sperimenta, crea e incita.
Non creare un clima piatto, dove i giocatori siano l’oggetto attraverso cui raggiungere la tua vittoria.
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